Interpretando i numeri
Magari è fantapolitica.
Però, a bocce ferme, qualche analisi sul voto del 31 maggio io provo a farla.
A livello nazionale il Partito Democratico ha preso una sonora legnata, non solo perché ha visto il proprio elettorato ritornare ai livelli di quando era guidato da Bersani, ma perché ha perso in due Regioni dove doveva e voleva vincere: il Veneto dove Zaia si presentava all’elettorato dopo la scissione di Tosi e la Liguria dove francamente Toti sembrava tanto impresentabile quanto sconfitto in partenza.
E questo è un primo dato significativo.
Anche in Toscana il PD ha frenato bruscamente.
L’astensionismo ha mitigato l’emorragia di voti ma che Rossi sia stato eletto con 656.126 voti a fronte del 1.055.751 delle precedenti regionali non può essere considerato marginale.
Ha perso anche in percentuale e anche qui l’astensionismo ha inciso a favore del Governatore, passando dal 59,7 del 2010 al 48,03.
A Scarperia e San Piero la coalizione che appoggiava Rossi, PD + Popolo Toscano, ha riportato il 58,11% che comparato al 67,85 delle elezioni comunali di appena un anno fa è un altro brusco ridimensionamento.
Anche qui le astensioni sono state una variabile notevole se si pensa che il numero complessivo dei votanti, 4.144, non raggiunge nemmeno il numero di voti presi dal solo Sindaco Ignesti (4.586 su 7.096 votanti).
I voti che hanno premiato il PD nel nostro Comune sono stati infatti 2.408, quasi la metà dell’anno precedente.
Nell’intero Collegio Firenze 2 le cose non sono andate molto diversamente: Rossi ottiene il 58,17%.
Un dato significativo è la percentuale sotto il 50% raggiunta dal PD di Borgo San Lorenzo, un bel po’ sotto la media mugellana.
Controtendenza è il voto di preferenza attribuito a Fiammetta Capirossi. Un plebiscito. E’ la quarta candidata PD più votata in Provincia di Firenze con 7.346 preferenze. Davanti a lei soltanto l’assessore regionale Stefania Saccardi (con 14.580 voti), Eugenio Giani (con 10.505) ed Enrico Sostegni (con 9.662 preferenze).
Non sorprende il numero dei voti raccolti dalla Capirossi a Scarperia e San Piero: le 1.030 preferenze sono meno della metà dei voti presi dal partito anche se sono quasi tre volte quelli con i quali era stata eletta in Consiglio comunale nel maggio 2014. E anche i voti raccolti in tutto il Mugello non sono elemento che sfugge alla logica:
1.030 Scarperia
162 Firenzuola
168 Marradi
46 Palazzuolo
913 Borgo San Lorenzo
329 Vicchio
513 Barberino
260 Dicomano
96 VagliaPer un totale di 3.517.
I numeri ci stanno, era l’unica candidata mugellana del Partito Democratico.
Quello che non si capisce sono i 3.829 presi in Val di Sieve, Chianti e Val d’Arno. Sono tanti, troppi per essere un dato su cui non riflettere.
E allora, dopo questa abbuffata di numeri, proviamo a tracciare un’ipotesi, quella che in principio ho definito fantapolitica.
Partiamo da un dato: Fiammetta Capirossi non è renziana. Ha strizzato l’occhio ai renziani, in alcune interviste, proprio per accattivarsi le simpatie dell’elettorato vicino al premier, ma lei non lo è mai stata.
Nel Mugello la situazione del PD è piuttosto controversa: abbiamo assistito ad un duplice commissariamento della segreteria del partito sia a Borgo San Lorenzo che a Barberino e ne sono usciti con non pochi mal di pancia, attraverso decisioni che hanno messo ai margini i militanti renziani. Marco Recati, coordinatore del PD mugellano è stato il fautore della candidatura della Capirossi ed è certamente l’artefice primo del suo successo. Che cosa è accaduto?
Probabilmente c’era da rimettere in equilibrio il partito sia a livello regionale che a livello locale. Con l’elezione della Capirossi si ribadisce la leadership del Recati, del segretario di Borgo, Timpanelli e di quella cordata che fa capo all’ex sindaco borghigiano Bettarini e alla sua delfina Spacchini.
Il voto davvero marginale dato ai candidati della lista il Popolo Toscano che non ha visto eletti in Consiglio regionale e che non arriva al 3% condanna i sostenitori del Sindaco Omoboni ad un ruolo di comprimari.
Chi ne esce a pezzi sono i “dissidenti” filorenziani che supportavano il candidato di corrente, Daniele Lorenzini, Sindaco di Rignano sull’Arno, medico della famiglia Renzi.
Avevo parlato con Lorenzini prima delle elezioni e mi aveva confidato di avere proprio nel Mugello il suo tallone d’Achille. In realtà non è andata affatto così: nel nostro territorio ha contenuto i danni molto più del previsto, così come la Capirossi non ha affatto sfondato. Ha perso in casa, o per lo meno, visto i risultati del suo Comune a lui favorevoli, ha perso vicino casa. E’ li che la Capirossi ha costruito la sua vittoria: nel Chianti e nella Val di Sieve.
Come ha fatto?
Il sostegno di Rossi e dell’Assessore fiorentino Giani ha secondo me influito notevolmente. La veloce campagna elettorale non ha consentito grosse presenze sul territorio e, probabilmente, il concetto che doveva passare era: Lorenzini non deve entrare, puntiamo tutto sulla Capirossi.
Il Governatore non è mai stato nelle grazie di Renzi, sebbene nell’ultimo periodo, dopo la debordante vittoria delle europee 2014, abbia dovuto allinearsi un po’. Adesso, con il PD renziano in rotta, Rossi si è ripreso la propria autonomia e lo ha fatto anche tenendo fuori il candidato del premier.
In un colpo solo hanno sistemato le questioni sia a livello regionale che a livello mugellano.
Magari mi sbaglio.
Così come mi sono sbagliato nel non prendere in considerazione questi giochi interni al PD e pensare che la caduta di popolarità del partito (che c’è stata) e anche della sua candidata (che secondo me c’è stata anche questa), derivante anche dalla situazione particolare legata all’impianto di Petrona, potesse portare ad altri esiti.
Chi con me si aspettava questo finale è stato di un’ingenuità totale.
Io me lo posso permettere, anche se mi disturba non poco cascare negli ingranaggi di un partito che della sinistra ha mantenuto solo l’apparato del Politburò di eredità PCI.
Chi secondo me non se lo poteva permettere sono il Sindaco e l’Assessore Bonanni di Borgo San Lorenzo, i quali avevano la possibilità di difendersi e sono stati invece condannati alla totale subalternità alla linea vincente Recati-Timpanelli-Capirossi. E insieme a loro il candidato Lorenzini che è stato sacrificato sull’altare del nuovo corso del PD toscano.
Magari farnetico. Magari mi girano ancora le scatole per la mancata pubblicazione del documento dell’ASL da parte della Giunta borghigiana. Certo è che se le cose si avvicinano un po’ a quanto qui esposto, il Comitato contro la centrale di Petrona ha avuto una bella sfortuna, capitando nel bel mezzo della sfida all’OK Corral interna al PD e pensando, ingenuamente appunto, che bastava far presente alla gente la responsabilità della Capirossi in tutto il progetto, silenzi e superficialità nell’analisi sanitaria compresi, per non farla eleggere.
Quello che è sicuro è che la gente, per tutelarsi, dovrebbe quantomeno andare a votare, visto che di incazzarsi sul serio e mobilitarsi contro questa politica non sembra abbia intenzione di farlo. Purtroppo non è andata nemmeno a votare.