Domandare è lecito…
Sono mesi che rivendichiamo il diritto a fare domande.
In questi mesi le risposte non ci sono mai state o, quando ci sono state, erano vaghe e tendenti all’omissivo.
La linea adottata è il silenzio che copre interventi, invece, assai rumorosi. Se poi qualcuno prova a far presente questa situazione si prende come risposta qualche urlo e perfino minacce di rappresaglie legali.
Non abbiamo affatto paura.
Le urla sono di quelli che non hanno argomenti.
Le rappresaglie legali, per quanto portate avanti a spese della collettività, sarebbero un’ulteriore riprova di una scarsa propensione a far politica, una concezione sbagliata e fuori luogo del concetto di governo, una inutile azione che porterebbe ad un appesantimento infruttuoso della macchina giudiziaria e finirebbero, comunque, per darci ragione.
Sì, perché, ad oggi, ed abbiamo TUTTA L’INTENZIONE DI CONTINUARE COSI’, non abbiamo mai offeso o diffamato nessuno, abbiamo sempre portato dati di fatto, siamo sempre rimasti nell’ambito di una dialettica tutta politica e affatto lesiva della dignità delle persone alle quali chiediamo solamente conto del loro operato.
Una sola volta, al momento, abbiamo fatto una dichiarazione che, per quanto legittima, sembrerebbe aver avuto una contestazione istituzionalmente rilevante e contraria a quanto da noi affermato. In occasione del voto della mozione presentata dalla Lista Civica Idea 2.0, relativa al recepimento delle deliberazione della Giunta Comunale di San Piero, in merito all’uscita dalla Pianvallico SpA. Abbiamo interpretato l’astensione del gruppo di maggioranza, a fronte della risposta delle opposizioni, come un avallo di quanto sostenuto dalla mozione. Abbiamo interpellato giuristi i quali ci hanno confortato nella nostra lettura dei fatti. Sembra che, invece, avesse ragione la maggioranza a ritenere che il voto negativo delle opposizioni non potesse essere recepito come valido a promuovere quanto sostenuto dalla mozione, ovvero l’uscita del nuovo Comune, frutto della fusione, dalla partecipazione alla società in questione.
Avevano ragione loro, almeno così sembra.
Restano i nostri dubbi sul fatto che se una mozione non è ritenuta votabile, possa essere sottoposta al voto. Noi continuiamo a ritenere che una mozione mal formulata, debba essere considerata, al limite, irricevibile. Ma, evidentemente, la nostra interpretazione non è corretta.
Questa è l’unica volta, comunque, in cui le nostre affermazioni possono essere confutate. Non chiediamo affatto scusa della nostra posizione, in quanto rientra a pieno titolo nella funzione di controllo che un’opposizione deve esercitare in ambito democratico. Sono inutili e poco rispettosi altri commenti.
Per il resto, ci siamo sempre e solamente spesi nel formulare domande, sostenute da documenti specifici, analizzati a fondo e ottenuti con uno sforzo immane, perché, come detto precedentemente, la reticenza con cui l’Amministrazione comunale di Scarperia e San Piero continua a trattare le nostre richieste, ci rende davvero difficile il compito, tutto democratico e politico, di mentori e controllori dell’operato della Giunta.
A maggior ragione quando le scelte sono tanto inspiegabili quanto segrete e quando riguardano interventi di elevato impatto sull’ambiente e sulla vivibilità del nostro territorio.
Martedì 10 febbraio, a Scarperia, si è scritto l’ennesimo capitolo di questa brutta storia mugellana: la presentazione della Renovo, azienda destinataria dei lotti del P.I.P. di Petrona che prevede la realizzazione di un impianto a biomasse, è stata un capolavoro di marketing e di propaganda.
Un evento che si tiene la mattina di un giorno lavorativo, convocato con nemmeno una settimana di anticipo (ed infatti, io, che per campare lavoro, non ho potuto essere presente), chiuso al pubblico con la motivazione che era un evento divulgativo nei confronti delle amministrazioni pubbliche e della stampa i quali avrebbero avuto il ruolo di diffondere quanto loro comunicato.
Propaganda appunto.
A poco sono serviti i richiami del relatore di Legambiente e del Presidente della Renovo che si sono dichiarati disponibili e sensibili al coinvolgimento della popolazione. A nulla è servita la decisione, comunicata in tarda mattinata, che se i manifestanti che erano fuori volevano entrare potevano farlo: chi era lì aveva ed ha già le idee chiare, chi era lì non ha bisogno di sentirsi raccontare quello che la Renovo vuol fare, lo sappiamo già, conosciamo bene questo tipo di progetti, non ci incantano le slide confezionate professionalmente e buone solo per diffondere e legittimare una scelta, la quale, senza contraddittorio, per quanto patinata, continua ad essere, a nostro avviso, una scelta scellerata e operata sulla testa delle persone che vivono in questo territorio e che si vedranno sottoposti all’ennesimo intervento di devastazione del patrimonio ambientale. A loro insaputa.
Ancora una volta, invece di parlare con chi ha delle legittime e forti perplessità su quanto si è in procinto di realizzare, si è provveduto a smontare sia i contenuti che il diritto a presentare le proprie rimostranze.
Ancora una volta, chi gestisce la cosa pubblica, anziché ascoltare, urla e minaccia ritorsioni.
C’è un problema di metodo.
La democrazia richiede e impone un confronto. Anche se eletti con largo suffragio gli amministratori devono dar conto delle loro scelte pubblicamente e devono ascoltare tutti coloro i quali la pensano in modo diverso. La politica non è roba di Palazzo, non è gestione autoreferenziale del potere, non è azione senza controllo.
Fatevene una ragione. Avete avuto un consenso elettorale straordinario, ma tutti i cittadini, sia quelli che vi hanno votato, sia quelli che hanno votato altri, sia quelli che non si sono recati alle urne, hanno il diritto di essere ascoltati ed essere messi nella condizione di sapere quello che voi fate. Prima, s’intende, non dopo che avete fatto quello che vi pare e con chi vi pare.
C’è un problema di merito.
Quanto affermato durante la presentazione del progetto è quantomeno fuorviante.
Si fa riferimento a delle prescrizioni avute dalla Provincia in merito all’autorizzazione all’impianto.
Nel dettaglio si dice che c’è un’assoluto divieto a procedere alla combustione di altro rispetto a quanto prelevato da pulizia dei boschi, dalle potature e, comunque da legname. Naturalmente, la raccolta di questo materiale, viene considerata un intervento di cui i nostri boschi hanno un estremo bisogno. Vero. Ma i nostri boschi non hanno bisogno di conferire in un inceneritore. Perché non si provvede a compostare i rifiuti organici? E quando i nostri boschi saranno finalmente puliti, fra qualche anno, cosa si brucerà dentro l’inceneritore? In situazioni analoghe, si è provveduto ad ampliare la concessione, estendendo la possibilità di procedere alla combustione di tutt’altro materiale, compreso plastica, copertoni e vernici, i quali, sono comunque, per legge, assimilabili in percentuali consistenti, alle biomasse. Oggi c’è la prescrizione, domani chi ci garantisce che non verrà rimossa? In altre situazioni, si è provveduto a bruciare quello che si voleva, senza nessuna autorizzazione.
Naturalmente non possiamo fare processi alle intenzioni, ma la cultura di riferimento di certe amministrazioni è sufficientemente esplicita e fattivamente orientata alla combustione come sistema di gestione dei rifiuti: per quanto riguarda i rifiuti organici, si conferiscono negli impianti a biomasse, per tutti gli altri rifiuti, si procede comunque con i termovalorizzatori. Con pericolosa sovrapposizione dei due sistemi, garantita per legge (pag 96 del Decreto Ministeriale del 6 Luglio 2012 definisce quali materiali possono essere conferiti negli impianti a bio masse (vedi tabella 6.A nell’Allegato 2 punto 6.5 “Rifiuti a valle della raccolta differenziata per i quali è ammesso il calcolo forfettario dell’energia imputabile alla biomassa (51%) se usate entro certi limiti di quantità“ )
D’altra parte la posizione del PD in materia è assolutamente chiara. A pag 12 della bozza di programma elettorale per le prossime elezioni regionali si legge:
La Toscana dovrà, quindi, farsi promotrice di questo processo di riorganizzazione attraverso anche finanziamenti mirati, incentivando quegli investimenti volti ad incrementare lo smaltimento/depurazione dei reflui, l’approvvigionamento idrico, a garantire una più incisiva politica di trattamento dei rifiuti speciali, a consolidare il riciclo e comunque il recupero di materiali (attraverso l’implementazione della raccolta differenziata soprattutto nei grandi centri urbani) con conseguente incremento della diffusione di fonti energetiche rinnovabili e tutela ambientale.
Con riferimento alla tutela ambientale la Regione Toscana dovrà realizzare una programmazione che, se da un lato dovrà avere ad oggetto la difesa del territorio contro il rischio di dissesto idrogeologico, dall’altro, anche attraverso finanziamenti regionali ed un’attività di coordinamento tra Regione e enti locali, dovrà porsi come obiettivo primario il risparmio energetico.
E non ci tragga in inganno il concetto di risparmio energetico e di “energia rinnovabile”: Il Decreto Sblocca Italia (Decreto Legge , testo coordinato 12.09.2014 n° 133 , G.U. 11.11.2014) all’articolo 35 è tanto chiaro quanto indicativo di una volontà politica specifica e orientata ad una gestione diffusa e pervasiva dei rifiuti attraverso la loro sistematica combustione.
3. Tutti gli impianti di recupero energetico da rifiuti sia esistenti sia da realizzare sono autorizzati a saturazione del carico termico, come previsto dall’articolo 237-sexies del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, qualora sia stata valutata positivamente la compatibilita’ ambientale dell’impianto in tale assetto operativo, incluso il rispetto delle disposizioni sullo stato della qualita’ dell’aria di cui al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, le autorita’ competenti provvedono ad adeguare le autorizzazioni integrate ambientali degli impianti esistenti, qualora la valutazione di impatto ambientale sia stata autorizzata a saturazione del carico termico, tenendo in considerazione lo stato della qualita’ dell’aria come previsto dal citato decreto legislativo n. 155 del 2010.
4. Gli impianti di nuova realizzazione devono essere realizzati conformemente alla classificazione di impianti di recupero energetico di cui alla nota 4 del punto R1 dell’allegato C alla parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni.
E a proposito del Decreto Legislativo 155/2010, qui sopra richiamato, all’Art. 1, comma d, si dice espressamente: “mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove buona, e migliorarla negli altri casi“. Poi ci spiegheranno come intendono mantenere o migliorare la qualità della nostra aria, in osservazione del prescritto di legge appena citato, anche soltanto bruciando quello che vogliono bruciare. Anche perché, la produzione di energia elettrica e termica dell’impianto previsto a Petrona, non andrà a sostituire alcuna altra emissione più pericolosa attualmente in essere.
E visto che siamo a parlare di energia termica prodotta (4MW come da progetto), il Presidente della Renovo Arvati, sostiene che la maggior parte del cippato verrà utilizzato per la produzione di pellet:
Ora, al di là dello sproposito quantitativo di legname, scarti e ramaglie (circa 100.000 tonnellate annue) che ci fanno, come sopra affermato, legittimamente dubitare che l’approvvigionamento possa durare nel tempo e/o da una reale filiera corta (posto che 70 Km siano filiera corta), ci sorge un’altra domanda che abbiamo già rivolto al Sindaco attraverso un’interrogazione a firma congiunta delle opposizioni e alla quale domanda, al solito, non abbiamo ricevuto risposta adeguata, perché il documento a firma del Sindaco che ci è pervenuto, alle interrogazioni 6 e 7, ci ha rinviato alla Provincia (Città metropolitana), come se non fosse compito né del Comune, né dell’Unione dei Comuni, sovrintendere e controllare quanto messo in essere da una società partecipata (con il 35% delle quote dal nostro Comune e con il 51% delle quote da parte dell’Unione).
La Conferenza dei servizi, sulla base della quale è stata rilasciata l’autorizzazione della Provincia, in data 23/6/2014, non autorizza affatto la produzione di pellet. Così, infatti, a pag 39 della Conferenza del 19/6/2014:
Inoltre si auspica che l’impianto possa sottostare ad una prossima integrazione con un circuito di recupero di energia termica e connessa rete di distribuzione della medesima conferita ad utenze limitrofe. Tale regime di cogenerazione indurrebbe un risparmio dei consumi termici effettivamente sostenuti da queste utenze ed un conseguente abbattimento delle emissioni dovute all’attuale produzione dell’energia termica.
La realizzazione di un impianto di essiccamento con calore fornito dalla centrale renderebbe cogenerativo; tuttavia al momento per tale impianto è stata presentata solo una SCIA.
E allora la domanda, alla quale il Sindaco non ci ha risposto è la seguente: perché si continua a parlare di pellet e quali sarebbero le utenze limitrofe destinatarie di questa energia termica prodotta?
No, le affermazioni del Presidente della Renovo non ci convincono affatto.
No, i silenzi davanti alle domande, intervallati da urla e minacce del Sindaco, di fronte alle nostre domande circostanziate e formulate in maniera educata e tutt’altro che diffamatoria, ci convincono ancora meno.
Il 23 gennaio 2015 ho presentato personalmente, a nome del Comitato Rifiuti Zero Mugello, una richiesta di patrocinio al Comune di Scarperia e San Piero, per l’evento “Verso Rifiuti Zero: Sabato 14 Marzo, in Mugello, tanti eventi in tanti Comuni”. La richiesta è stata da me presentata direttamente anche all’Assessore all’Ambiente che è stato, come tutti gli altri membri della Giunta, invitato ad essere presente e partecipare in modo attivo agli eventi previsti. Analoga richiesta è stata presentata ai Comuni di Borgo San Lorenzo, Vicchio, Vaglia e all’Unione dei Comuni. Dopo tre settimane, durante le quali si sono svolte diverse riunioni di Giunta, e dopo diversi solleciti, sia presso la Segreteria del Comune che, direttamente, presso gli Assessori Recati e Casati, abbiamo finalmente ottenuto il Patrocinio. Saremo contenti se loro, gli appartenenti alla Giunta ci saranno. Noi cerchiamo dialogo: abbiamo posizioni molto diverse e rivendichiamo il diritto a sostenerle, vorremmo poter discutere pubblicamente di queste posizioni. Non ci bastano affatto i loro comunicati, tantomeno ci convincono le manifestazioni di propaganda con tutta la stampa schierata e assolutamente incapace di fare davvero informazione. Fare informazione, infatti, significa dar conto sia delle opinioni diverse (al massimo è stato sottolineato che ci sono “polemiche”) e, in questo frangente, sottolineare anche come da parte delle Istituzioni, non ci sia affatto volontà di confronto. Noi, il 14 marzo, apriremo l’evento a tutti i cittadini, alle Amministrazioni e alla stampa. Speriamo, finalmente, di poter far sentire una voce fuori dal coro, quella di chi si preoccupa dell’ambiente, che vede in tutto questo procedimento una manovra poco chiara, che denuncia la mancanza di trasparenza, che disvela una politica energetica miope e senza ricadute significative per il nostro territorio, se non di ulteriore devastazione ambientale.
L’evento è, per altro, promosso da soggetti istituzionali come la scuola Giotto Ulivi di Borgo e prevede la presenza come relatore di Rossano Ercolini, internazionalmente riconosciuto come una delle persone più qualificate per parlare di rifiuti e delle modalità per gestirli.
Domandare è lecito. Rispondere è cortesia. In alcuni casi è un dovere. Il problema del P.I.P. di Petrona è un caso in cui rispondere non è solo questione di cortesia.